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| Il caso PlayStation Network che ha visto il colosso Sony in ginocchio per due settimane e che a stento si rimette in piedi in Giappone si arricchisce di una nuova puntata. Proprio in questa settimana una class action si è mossa a San Diego incolpando Sony di aver minato la sicurezza dei propri server con licenziamenti selvaggi.
Secondo quanto affermato da ex-dipendenti Sony, già da tempo era noto che la sicurezza delle varie divisioni Sony Corporation of America, Sony Computer Entertainment America, Sony Pictures Entertainment e Sony Entertainment Network International fosse potenzialmente a rischio. Vi erano già stati precedenti di scarsa entità, e fin troppo sottovalutati dal colosso nipponico, tanto da limitare gli interventi degli ingegneri SOE ad installare firewall ad-hoc per ogni singola intrusione. Sperando realmente che si tratti di un’esagerazione, ciò si tradurrebbe nel semplice blocco manuale dell’IP che avesse tentanto l’intrusione. Una misura di sicurezza che risulterebbe sconvolgente per la sua inefficienza
Inoltre Sony viene accusata di aver speso ingenti somme per la sicurezza dei propri PS DevNetwork (ossia quella parte di server destinata allo sviluppo) senza però mettere lo stesso impegno per la tutela dei server destinati all’utenza.
L’amara ciliegina sulla torta è stata infine il licenziamento nel mese di Marzo di un gran numero di dipendenti SOE (ben 205), incluso il personale del Network Operations Center, centro nevralgico per la tutela dei dati e per rispondere prontamente alle violazioni della sicurezza.
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